Daniela Ciancio, costumista italiana con oltre vent'anni di esperienza nel campo del cinema e della televisione. Ha lavorato su numerosi film, serie TV e produzioni teatrali, collaborando con alcuni dei più grandi registi e attori del panorama italiano e internazionale, al suo attivo numerosi premi tra cui due David di Donatello per i Migliori Costumi per Il Resto di Niente (regista A. De Lillo, 2005) e per La grande bellezza (regista P. Sorrentino, 2014).
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Daniela ci spieghi quale è il ruolo del costumista?
Il costumista è colui che aiuta ad estrarre l'anima vera dei personaggi attraverso il loro aspetto esteriore. Questo richiede una grande curiosità verso gli esseri umani, poiché è necessario essere curiosi per poter poi creare dei personaggi inventati. La prima cosa che faccio di solito è la ricerca: dopo aver letto un progetto, un copione o un testo teatrale, cerco innanzitutto di entrare nell'immaginario del regista. Tuttavia, mi piace anche leggere il testo o la sceneggiatura come se fosse un romanzo, per percepirne l'anima e poterla poi rappresentare.
Successivamente, inizia la fase di documentazione, sia che si tratti di un film in costume sia che si tratti di un film contemporaneo. La documentazione spazia veramente senza limiti: ci sono personaggi, come quelli de "La grande bellezza", che sono stati ispirati da quadri. Nel caso di "La grande bellezza", oltre ai personaggi da rappresentare, erano fondamentali anche le masse da rappresentare, per raccontare il luogo in cui ci trovavamo.
Non ho una grande preferenza tra i film ambientati nel presente o in altre epoche. Ad esempio, in questo momento, sto lavorando allo spettacolo "Top Girl" a Parma, diretto da Monica Nappo. C'è una protagonista contemporanea, mentre ci sono molte donne che provengono da altre epoche. Questo è stato un pretesto molto divertente, perché ho dovuto trovare il modo di rappresentare epoche diverse.
Ci racconti il tuo percorso?
Ho iniziato a lavorare nel teatro negli anni '80 a Napoli, in un periodo in cui c'era molto fermento teatrale. Prima di questo, ho fatto molta esperienza come assistente per gli spettacoli di Beppe Barra, per cui Annalisa Giacci mi aveva affidato il ruolo di assistente. Questo è stato l'inizio della mia vita professionale. Successivamente, ho avuto la fortuna di incontrare Roberta Guidi di Bagno, che mi ha aperto il mondo della danza.
Sono molto contenta di aver iniziato con questo, perché è stato un substrato che mi è tornato utile.
Nel teatro devi lavorare sulla distanza, mentre nel cinema ci sono primi piani su colletti, bottoni e gioielli, e tutto è molto più dettagliato. Tuttavia, secondo me, la cosa principale in questo mestiere è imparare a capire le proporzioni, perché sia nell'epoca che nel contemporaneo i personaggi sono fatti di proporzioni, e attraverso i costumi puoi cambiare le forme del corpo, usando tagli specifici. Un esempio molto chiaro di ciò è il lavoro fatto su Toni Servillo in "Il Divo", dove il corpo di Tony è stato completamente trasformato.
Ciò che è stato importante per me, ad esempio, riguardo alla mia esperienza con Piero Tosi, è stato studiare con lui al Centro Sperimentale. Ogni giorno ero obbligata a consegnare pacchi di carta Strong con schizzi di abiti di varie epoche. Questo è stato fondamentale, perché mi ha aiutato a rappresentare le idee quando dovevo discuterle con un regista. Inoltre, mi ha permesso di capire le misure, le proporzioni e il lavoro sui tessuti e sulle materie.
Ho avuto la fortuna di iniziare a lavorare a teatro a Napoli, con Renato Carpentieri al Teatro Nuovo, e di poi approdare alla sartoria di Lorenzo Zambrano, che era un grande sarto e tagliatore per l'epoca. Successivamente, ho lavorato per dieci anni alle tinture, il che è stata una grande scuola per l'utilizzo e la resa dei colori sui vari tessuti.
Per esempio, nel caso del personaggio di Eleonora con Antonietta De Lillo, abbiamo lavorato sulle emozioni del personaggio utilizzando una garza tinta in un colore e sotto uno strato di seta leggera tinta in un colore più scuro. Questo ha dato una vibrazione e un movimento all'immagine, che era importante per noi.
La dote importante che un insegnante deve avere è quella di accenderti una lampadina e farti fare le domande che normalmente non ti faresti.
Quando Andrea Viotti, al Centro Sperimentale di Cinematografia, insisteva sulle quattro domande "perché", "quando", "dove" e "come", ci ha aperto un mondo, perché è la base di tutto.
Per esempio, perché nell'Ottocento a un certo punto le gonne delle donne si sollevano? Perché le donne cominciano a uscire di casa e quindi, se le gonne fossero rimaste lunghe, avrebbero portato il fango in casa. Tutto accade con un senso.
Qual’è il rapporto tra cinema e moda?
Costume e moda non sono isolati dalla vita reale: il costume e la moda di un determinato periodo sono legati alla musica e alla letteratura di quell'epoca, e non possono essere considerati separatamente.
Sicuramente un film che ho amato molto è "La Grande Bellezza", ma quello che ho nel cuore è "Il Resto di Niente", perché c'è stata una grande collaborazione di tutti. Quando Antonietta De Lillo, la regista del film, l'ha portato a Venezia, eravamo in 100 sul Red Carpet, il che accade raramente. E poi che dire, il mio David di Donatello per i costumi del film è stato una grandissima emozione, impossibile da dimenticare.
Daniela Ciancio è:
Member of the Academy of Motion Picture Arts and Sciences
Member of the European Film Academy
Member of the David di Donatello Awards
Da Wikipedia
Daniela Ciancio cominciò a studiare scenografia presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli, conseguendo il diploma in scenografia. Nel 1986 iniziò una collaborazione con il Teatro San Carlo e il Nuovo Teatro Nuovo di Napoli, nel 1994, consegue il diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, vincendo uno stage con Piero Tosi. La sua carriera[1] ha attraversato il cinema, il teatro, l'opera e la televisione.[2] Ha ricevuto un David di Donatello per il miglior costumista con il film Il resto di niente di Antonietta De Lillo nel 2005, ha anche collaborato con diverse produzioni cinematografiche e televisive straniere, ed è stata fra i supervisori ai costumi per Mission: Impossible III. Nel 2013 cura i costumi de La grande bellezza di Paolo Sorrentino, per il quale vince il secondo David di Donatello.